Out intervista… Alessandra Gismondi (Pitch, Schonwald)

“Feeling immediato senza compromessi

Claudia Amantini intervista Alessandra Gismondi

Out. Cerchiamo di partire dall’inizio: Alessandra Gismondi è Pitch, e Pitch ci proietta direttamente in quella che è stata la “scena” italiana della seconda metà degli anni ’90. Cosa puoi raccontarci di quel periodo e del panorama attuale? I Pitch di allora, i Pitch di oggi.
Alessandra Gismondi. Da allora è cambiato praticamente tutto. La scena di fine anni novanta come le etichette e tutta la discografia hanno stravolto le dinamiche commerciali. La band stessa è stata rinnovata già dal 2004 con una nuova line up ed anche per quanto riguarda la proposta musicale sono ritornata alla lingua inglese come al mio esordio.

O. Nella “vecchia” storia dei Pitch ci sono due album importanti (uno a firma Bmg), un video che ricordo aveva creato scalpore per la presenza di Selen (che so essere tua amica), la collaborazione con Manuel Agnelli (per i suoi Afterhours tuo il testo di “lasciami leccare l’adrenalina”), tanta carne al fuoco. Ce ne puoi parlare?
A.G. L’importanza che mi vincola ad ogni mia uscita discografica non è legata al fatto di uscire per una major, in quegli anni lo è stato semplicemente perché girava così! Il video con Selen è stato un “gioco” promozionale ed ha funzionato mentre la collaborazione con Manuel è nata dalla nostra amicizia e dal fatto che lui faceva parte dell’organico della VOX POP che era l’etichetta che pubblicò BAMBINA ATOMICA.

O. Premesso che io già vi ascoltavo allora (n.b. ho ancora la maglietta blu col cuore spezzato), questa nuova fase Pitch la vedo più orientata verso l’estero, vuoi per il passaggio dall’italiano all’inglese, vuoi per la tipologia di sound. “Comme Un Flux” guarda molto a New York, forse il paragone con i Blonde Redhead ti è già stato fatto e forse ti ha pure stancato: cos’ha segnato il cambio di rotta? Esigenza di crescita, voglia di cambiare, trovare nuovi stimoli?

A.G. Penso fondamentalmente che l’ispirazione debba nascere da ciò che si ama e si apprezza. Sicuramente il cambio di rotta c’è stato anche per un fattore di crescita e di evoluzione all’interno del gruppo che ci ha dato anche la possibilità di suonare all’estero e rapportarsi con realtà musicali diverse che danno a loro volta nuovi stimoli.

O. Oltre ai Pitch il nuovo volto di Alessandra si chiama anche Vassel e Schonwald: ti va di parlarci di questi due progetti paralleli? Recentemente sei stata in tour a Berlino: che differenza c’è tra i palchi italiani e quelli stranieri? All’estero la musica “nuova” con che occhi viene vista?

A.G. Negli ultimi 3 anni sono stata attiva con 3 progetti molto diversi tra loro che se da un lato mi ha dato molte soddisfazioni, dall’altro mi ha anche “spremuto” parecchio perché da parte mia non ho mai considerato PITCH il progetto principale mentre SCHONWALD e VESSEL i progetti paralleli ma tutti sullo stesso livello perché ogni progetto non deve essere considerato in secondo piano rispetto all’altro od un semplice passatempo. Sono appena rientrata da Berlino con SCHONWALD dove abbiamo suonato 6 volte nel giro di 3 anni e ti posso confermare che le cose funzionano davvero in maniera potente e questo ci ha gratificato e confermato che anche le realtà “nuove” sono ben recepite.

O. Vessel, correggimi: due album alle spalle, due cover, una di Leonard Cohen e una di Serge Gainsbourg, dal vivo pure De Andrè. Cosa pensi di questi tre artisti?
A.G.Per quello che mi riguarda ascolto da sempre Cohen e Gainsbourg, De Andrè lo conosco da pochi anni ma li stimo tutti.

O. Schonwald, tu e Luca Bandini, compagni di musica e nella vita: cosa significa per te suonare con lui?
A.S. Significa capirsi con un solo sguardo ed avere anche musicalmente un feeling immediato senza compromessi.

O. Parlando con Pablo Euchaurren, pittore che adoro, ma pure noto appassionato/collezionista di bassi, è saltata fuori la figura del bassista. Solitamente uno non nasce bassista, generalmente il bassista è un “chitarrista prestato”. Tu, da che ricordo io, sei sempre stata fedele al basso. Come mai la scelta del basso come strumento? Questione di polpastrelli?
A.G.In realtà ho iniziato come chitarrista all’età di 12 anni, solo con PITCH ho sentito l’esigenza di suonare il basso perché il chitarrista c’era già.

O. Visto che sei autrice dei testi delle tue canzoni: che differenza c’è tra scrivere un testo in italiano ed uno in inglese? Musicalmente parlando?
A.G.L’inglese è la lingua musicale per eccellenza con una metrica ideale per il songwriting. Anche se trovo che il francese sia di una musicalità straordinaria. Scrivere in italiano è stata solo una scommessa che mi ha divertito ma che non ripeterei.

O. Qual è la musica che per te ha significato tanto? Cosa ascolti e cosa adori.
A.S. La musica classica perché vengo da tanti anni di studio di danza classica, in particolare modo sono molto legata ai compositori russi : Prokofiev, Rachmaninov, Stravinsky e Shostakovic.

O. Tuoi progetti futuri? L’Ale tornerà all’italiano o l’ascolteremo solo in veste “straniera”?
A.G. Al momento sono impegnata solo con SCHONWALD. E’ previsto un ep in uscita a primavera ed a seguire un nuovo album per l’etichetta di Chicago HozAc Records, quindi solo in veste “straniera”.

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