Ottave arcaiche- Ode a Bice

La machina lotoria della Tana de l’Orso cantava allegra e soave oggidì, come chi per prova sa quel ch’I ‘ntendo, e roteando spirava effluvi di fiori libici. Allora chiesi a colui che mi ha in segnoria quale nome potessi dare alla suddetta, orrandola così bastantemente, ma Egli non mi rispose. Mi aiutò monna Flavia, tòsca, che disse: “Ella sarà Beatrice, la Lavatrice”. Perciò Bice sia.

Ode a Bice, la lavatrice

O tu che parli con soave voce,
tu che le genti chiaman lavatrice,
senti ‘sto sentimento che mi còce,
tu dell’igiene prima e somma attrice,
che ‘l gran poeta tòsco metti in croce:
porti lo titol di quella Beatrice!
Ora saltelli allegra nel bagnetto,
pigoli come fossi un uccelletto.

Odi il mio canto: vola dolce e terso
senza tormenti e senza tormentati,
amico m’è lo re dell’Universo
quando pulisci in tondo e lana a strati.
Loto traspira, ed io ne sono perso,
dal karategi e i capi cotonati.
Flavia sì ti nomò, quella sapiente:
l’ottave rime do riconoscente.

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