Anni fa ascoltai un seminario sulla traduzione delle fiabe antiche, Esopo in particolare, in cui la studiosa si impegnò a dimostrarci che l’arte della traduzione è necessario tradimento e negoziazione fra il testo di partenza e di arrivo, con necessari adattamenti, tagli e miscugli di codici. Ella spiegava di aver voluto riprendere il linguaggio della favola occidentale moderna e delle filastrocche, alternando prosa e metrica, alto e basso.
Di istinto tradussi poco dopo un pezzo di Syd Barrett, pubblicato nell’album omonimo del 1970, ispirato all’arte del limerick e leggero come una favola, su un vivace elefantino che avrà la peggio contro una tigre affamata. Poi persi definitivamente il file nel Grande Disastro dell’Hard Disk 2006 e me ne dimenticai. Avevo provato a rendere il ritmo, i nonsense, il carico di favola e ironia del grande narratore che era Syd e ne ero moderatamente soddisfatto, ma gli Hard Disk non perdonano se tu li tratti male; tuttavia, per anni brandelli di ricordi ritornavano su “Effervescing Elephant” e un freddo pomeriggio di noia decisi di ritornare sulla filastrocca barrettiana.
Il risultato è questo. Fatene quel che volete, ma ogni suggerimento e/o correzione è ben accetta.
Syd Barrett- Effervescing Elephant (testo originale)
Un elefante vispo, dolce e schietto,
tronco grande e minimo occhietto,
un dì sussurra all’orecchio
d’un elefante piccoletto
che un dì di Giugno lui morrà, (disdetta!)
quando raminga andrà la tigre a caccia.
E il piccoletto disse:
“Meglio se sto a casetta quindi, ohibò!
e quando udrò il ruggito,
a caccia io saprò quella bestiaccia
stando al sicuro,
perché così l’elefante parlò”.
Che nervi, che tensione alla notizia!
La nuova dilagò fino alla zebra,
e la mangusta
e l’ippopotamo porcaccione che
sguazzava nella guazza e masticava
speziato plancton ippopotamesco,
e stava al fresco
e quieto ad ogni allarme non badava
e preferiva far la guardia
al grosso della sua stupida mandria.
Tutta la giungla teme e se ne corre
lontano tutta notte e il giorno, invano!,
finché il tigrotto quindi disse: “Embè?
Si può saper che c’è?
Forse timor di me?
Giammai vi mangerei voi scheletrini
di buon masticherei roba pesante…”
e tosto si mangiò quell’elefante.
[…] Testo […]
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Questa si che è una traduzione, non le porcherie che si trovano in giro.
Ti giuro, fino alla lettura della tua non avevo ancora capito il senso del testo. Tu oltre a farlo capire perfettamente, ti sei cimentato in rime divertenti e fantasiose. Bravo davvero, grazie
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Grazie, Filippo. Mi fa piacere che un piccolo esercizio poetico e di traduzione ti abbia strappato una risata e divertito un po’. C’è da dire che Barrett a volte è pressoché intraducibile: i testi sono difficili, hanno una logica (?) tutta loro e bisogna a volte forzare il testo per spremere una traduzione quantomeno passabile. Effervescing Elephant è tuttosommato un testo facile facile.
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