Crazy Diamonds – Feel, Syd Barrett

Diamo per scontato che sappiate chi è Syd Barrett, anche se ormai nessuno ha tempo di seguire la sua voce deformata dalla follia, la sua chitarra non sempre a tempo e suonata a mo’ di grattugia, i testi in un inglese troppo spesso difficile.

Il fondatore dei Pink Floyd visse artisticamente tre anni fino al 1970, per poi di botto sparire, facendo in tempo a editare due album pieni di melodie sghembe, di suoni di una psichedelia profonda e avvolgente grazie a un parterre di musicisti mostruoso (elementi dei Pink Floyd e dei Soft Machine).

La mia preferita è stata da sempre “Feel”, tratta da “The Madclap Madcap laughs”, dal testo non privo di ambiguità e volutamente ermetico, con una visione di una donna presso un ponte, una folla che la segue osannandola e proclamandole il suo strano amore, fino a una scena che forse allude a un suicidio, con un grido strozzato e una campana che suona, pare a lutto. Su tutti, lui, il poeta, che forse ricorda, ma ancora ama.

Provo una traduzione lacunosa (qui per il testo in inglese), che spero verrà integrata da qualcuno che l’inglese lo mastichi meglio di me.

FEEL – Syd Barrett

Tu mi senti lontano da te

vuoto

così solo.

Voglio andare a casa

e ritrovarmi in un notturno.

O dama bionda

come amo tu stia al mio fianco,

ma essi gemono

ed ella si sporge dal ponte presso l’acqua,

perde il suo ritmo…

lontano lontano crebbe un prato testardo

a parte in una piccola valle;

nel nucleo più segreto ed intimo

sii tu colei che è la sola, o mia sposa.

Ma essi si agitano:

com’è che riesco a vivere su questa ruota che dondola e dondola?

Essi si agitano:

Un grido strozzato

una malvagia campana che suona

l’angelo

la figlia.

11 commenti

  1. oh beh, ma allora stai proprio in fissa…

    madCAP e non CLAP.

    The madcap laughs. Le risate del matto.

    L’arcano è tutto qui

    Inutile cercare significati che non esistono

    Nella testa del matto nulla è come sembra

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    • grazie Rox, correggo subito
      eppure, sarà l’abitudine alla filologia, ma delle logiche testuali ci sono

      il pezzo sembra slegato. sfilacciato
      eppure ha una struttura strofica perfetta,
      ha un uso di assonanze e allitterazioni abilissimo
      l’uso di anafore e poliptoti “side/side/aside”

      a livello di significati, perlopiù ti do ragione, ma secondo me c’è un antecedente letterario, che uno come lui non doveva ignorare, cioè “la donna dei giacinti” in “The Wasteland” di Elliot, altra scena sull’acqua, potente, metaforica ed ellittica storia di amore e morte.
      Il metodo di scrittura pare quello di una filastrocca enigmatica, quasi di scrittura automatica, con “crowd” che genera “crawl”, “wail” che suggerisce il “waddling wheel”: non credo sia puro frutto di nonsense.
      Poi la verità la sa solo lui (r.i.p)

      grazie mille e se hai dei suggerimenti di traduzione, sono bene accetti (tipo, perche “straggle” pare transitivo? “Inside an eye” è una frase idiomatica?)

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  2. Kettedevodì: dinanzi cotanta cultura stilistica mi tolgo tanto di cappello e taccio …’tacci!

    Ma la fanciulla dei giacinti potrebbe essere anche Ofelia e Eliot potrebbe essere rimpiazzato da Shakespeare, Melville, Poussin, Coleridge, persino il nostro caro vecchio Fogazzaro. Il tema della morte per acqua è assai noto e inflazionato in letteratura ( ma perchè poi ci vedi questa immagine di morte nel testo?)
    Comunque, io penso che fondamentalmente alla base di tutto – musica e testi del Madcap laughs – ci sia una destrutturizzazione ( se dice così?). Barret scardina note e parole e propone una non melodia e un non testo comprensibile a pochi eletti ( Gilmour che glielo ha prodotto…grande prova di amicizia!) e incomprensibile ai più.

    La translation? Te la feci anni orsono, ma, forse non te lo ricordi

    Verbi transitivi? Passo

    Inside an eye frase idiomatica? Direi di no

    An eye for an eye and a tooth for a tooth…questa è idiomatica. Iddio matico. Anche questo è destrutturare.

    Ok, mi spengo.

    Click.

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  3. @Cla, fa finta che sragiono, sto bene, non preoccuparti XD

    @Rox:
    Ricordo che ne discutemmo, ma ho perso tutto ne Grande Distastro dell’HardDisk del 2007, uno sfacelo in cui ho smarrito un sacco di cose interessanti, comprese le cose create su indire, un sacco di musica e le traduzioni in cui mi dilettavo. Mo’ mi andava di riprenderle e ricostruire un po’ certe cose che non finiscono di interessarmi, tipo ‘sta canzone.

    Dato che mi hai dato un sacco di spunti, se non ti annoia, mi ci arrovello su.
    Tempo fa la pensavo proprio come te: questo è sbulonato, sta già nei suoi paradisi artificiali, che sto a cercare di capire a fare? Mo’, invece, sono completamente d’accordo a metà: sbulonato per sbulonato, c’aveva ragione Gilmour, questo è un genio.

    mi spiego

    le strofe sono per-fet-te! dal punto di vista della metrica, dei richiami testuali (Wail/flail), dalle rime assonanze poste lontane in risonanza simpatica (Water/daughter).
    I motivi testuali ho il sospetto non vengano piazzati a caso.
    Tipo, la morte nell’acqua (per me suggerita dal rantolo, dalla campana malvagia (a morte?), dall’angelo. Il motivo di Ofelia (giusto!) e Eliot sono retroterra di letture poetiche che musicisti eruditi come lui conoscevano bene (pensa che Peter Gabriel e i Genesis parafrasano Wordsworth “I wandered lonely as a cloud”(1) e usano Eliot e/o Ovidio in un paio di occasioni (2)). Pensavo perciò a una suggestione eliotiana, non necessariamente esplicita, forse solo un riverbero delle tante letture sul tema.
    Il testo è durissimo, ermetico, uno dei suoi testi più difficili, ma ho l’impressione abbia sue logiche che lo rendono un grande testo poetico, figlio di una grande letteratura e del talento di un poeta troppo presto persosi nei meandri della follia.

    Grazie mille per i suggerimenti ^^ e x la pazienza 😀

    (1) Nella splendida “The Colony of Slippermen” in The Lamb Lies Down on Broadway
    (2) tipo in “The Cinema Show” in Selling England by the Pound

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  4. […] Dopo aver provato a tradurre “Feel”, ho notato come la canzone “I never lied to you” non goda di grande fama nella nicchia dei fan di Syd Barrett. La voce di Syd nel secondo album (Barrett, 1970) è spesso logora per le troppe droghe, con un artista sempre meno lucido travolto da lì a poco dalla follia e questo non è uno dei pezzi più eclatanti. Eppure mi incuriosiva di sapere cosa dicesse di preciso una canzone la cui parola più frequente è “you”, “te”, la persona oggetto/soggetto di un amore che nasce e sfiorisce. […]

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